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la cura del Patrimonio – mandolini e carte stradivariane

28 Ottobre 2023 - 03 Marzo 2024

  • MANDOLINO ZOSIMO BERGONZI 1770, INV. N. 49

    Il mandolino Zosimo Bergonzi datato 1770 è lo strumento più importante ma purtroppo risulta essere anche quello più compromesso.

    Più della metà della tavola armonica è andata perduta e con essa parte dell’incatenatura e della decorazione attorno al foro armonico e il ponticello.Il guscio, in ebano, è stato arricchito con una filettatura metallica sovrastante e inconsueta (generalmente la filettatura è inserita tra doga e doga).

    La tastiera anch’essa è stata arricchita con un intarsio metallico simile al metallo della filettatura del guscio mentre sul retro del manico sono visibili gli aloni lasciati dai legacci in budello.Il cavigliere è mancante della parte apicale.

    La ricostruzione grafica fa presumere, con relativa certezza, che in origine lo strumento montasse 8 corde raggruppate in 4 ordini doppi.

    LE INDAGINI DIAGNOSTICHE

    La campagna diagnostica non invasiva ha permesso di documentare lo stato di conservazione, caratterizzare i materiali costituivi, studiare la tecnica costruttiva del mandolino e individuare precedenti interventi di restauro.
    Fotografia e microscopia in luce visibile e ultravioletta sono state impiegate per studiare la morfologia delle superfici, la distribuzione dei materiali e gli inchiostri delle due etichette.
    Altre indagini sono state condotte utilizzando i raggi-X: attraverso la radiografia sono state messe in evidenza le parti metalliche, mentre la fluorescenza a raggi-X (XRF) ha consentito di caratterizzare la composizione delle leghe e degli inchiostri.

    Leghe metalliche
    Dalle radiografie sono ben evidenti le decorazioni su tastiera e manico, i filetti nel guscio e il chiodo di fissaggio del manico. Si nota inoltre l’assenza di uno dei filetti metallici del guscio. Per quanto riguarda la composizione delle leghe, sono state riconosciute due distinte leghe di argento, differenziate per il diverso contenuto di rame.

    Legacci in budello
    L’argento è stato rilevato anche nei legacci in budello. Il riuso di corde armoniche in budello per ottenere i legacci è una pratica nota e la presenza di argento potrebbe essere conseguente all’immersione delle corde armoniche in un bagno di sali di argento, al fine di appesantirle.

    Doga del guscio
    Le indagini in fluorescenza a raggi-X suggeriscono il probabile utilizzo di ebano e non di legno tinto, escluso per la presenza di calcio e stronzio e le ridotte quantità di potassio e ferro che caratterizzano i legni tinti con inchiostri ferro-gallici.

    Corona foro armonico
    Diversamente dalle doghe del guscio, la corona del foro armonico è stata realizzata con legno tinto con inchiostro ferro-gallico. Questo risultato è confermato dalla elevata presenza di ferro e dall’assenza dello stronzio. Le analisi in fluorescenza a raggi-X hanno anche permesso di confermare l’utilizzo di madreperla nelle decorazioni chiare.

    Etichetta
    Sono stati identificate due diverse tipologie di inchiostri nell’etichetta posizionata all’interno della cassa armonica: sulla cornice floreale nera le analisi confermano la presenza di un inchiostro di natura carboniosa, mentre per gli ultimi caratteri della data “7” e “0”, manoscritti in entrambe le etichette, è stato utilizzato un inchiostro ferro-gallico.
    La presenza del ferro, la fluorescenza scura all’osservazione in UV e la trasparenza dei caratteri all’infrarosso, lo confermano.

    LA RICOSTRUZIONE

    Nei casi in cui gli strumenti musicali hanno subito danni molto rilevanti, come nel Bergonzi 1770, può essere opportuna una ricostruzione che tenga conto di come lo strumento fosse in origine.

    Le ipotesi di ricostruzioni possono essere molteplici ma una attenta analisi dei reperti aiuta ad avvicinarsi alla realtà storica.Nel caso specifico molti sono stati i dubbi ma altrettante sono state le certezze che i resti dello strumento portano con sé.

    Non tutte le catene originali sono presenti ma le due superstiti ci hanno permesso di individuare la posizione del ponticello.

    La decorazione metallica posta sulla tastiera può essere di dubbia originalità ma le dimensioni della stessa suggeriscono il numero dei legacci e la conseguente accordatura.

    Il cavigliere è parzialmente mancante ma la sua curva fa intuire il numero dei piroli inseriti e di conseguenza il numero degli ordini.

     

     

     

     

  • I MANDOLINI DELLE COLLEZIONI CIVICHE LIUTARIE
     

    Nel “Verbale di consegna al Comune di Cremona, da parte degli eredi Cavalli [Aristide e Gherardo figli di Lelio] di strumenti musicali ad arco da esporre nelle sale dell’istituendo museo organologico al palazzo dell’arte” datato 21 settembre 1958 vengono affidati, fra gli altri anche tre strumenti a pizzico nello specifico:

    – una mandola antica di formato piccolo – mancante di accordatura – in cattivo stato generale;

    – mandola (lombarda) forma leggermente piatta – color chiaro a striature alterne marrone e color legno naturale – mancante di accordatura – stato di conservazione discreto;

    – mandola (lombarda) forma leggermente piatta – color chiaro con rigatura longitudinale – mancante di accordatura – stato di conservazione

    Lateralmente alla descrizione di ciascun strumento è leggibile un numero, aggiunto a matita successivamente, corrispondente all’attuale catalogazione.Nell’ordine i numeri indicati sono 71, 51, 52.Nell’inventario redatto anni fa dall’allora conservatore Andrea Mosconi compaiono altri due strumenti indicati come mandolino lombardo n° inv. 49 – Zosimo Bergonzi – e mandolino lombardo n° inv. 50 – anonimo.Non risulta agli atti alcun documento relativo alla donazione degli strumenti inventariati con i nn. 49 e 50.

     

    LINEE GUIDA DEL RESTAURO

    Prima di procede alla stesura di un “progetto di restauro” gli strumenti avevano già subito un processo anossico per debellare un eventuale attacco da insetti xilofagi.

    Successivamente è stata effettuata la pulitura di tutti i mandolini, utilizzando agenti chimici e strumenti meccanici.

    Sono stato usati prodotti lungamente testati quali: Agarosio, Glucel, piccoli tamponi inumiditi e smokesponge.

    Successivamente ogni strumento ha subito opere di consolidamento che mettessero in sicurezza tutte le parti scollate oppure in precario stato di solidità utilizzando “colla a caldo” reversibile.

    Le parti mancanti sono state integrate con l’impiego di “filzette” (schegge lunghe e sottili di legno tagliate nel senso della venatura) oppure consolidando, con ponti in legno, le parti scollate non più in grado di avvicinarsi a causa del naturale restringimento dei legni.

    Al fine di permettere una fruizione estetica degli strumenti si è deciso di riposizionare le parti utili alla montatura delle corde quali piroli e capotasti.

    Infine sono state montate corde in budello nudo o fasciato.

     

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    I MANDOLINI DI ANTONIO STRADIVARI

    Numerosi sono i modelli cartacei e i disegni, conservati fra i reperti stradivariani esposti al Museo, riconducibili alla costruzione di strumenti a corde pizzicate e nello specifico a mandolini e mandole.

    Il numero consistente dei modelli fa ipotizzare come la costruzione di tali strumenti, perlomeno in un periodo dell’attività della bottega di Stradivari, non fosse del tutto marginale.

    Purtroppo a tale ricca testimonianza fa riscontro un numero esiguo di strumenti giunti fino a noi.

    Sono, infatti, solo due i mandolini attribuiti al celebre liutaio cremonese: lo strumento conosciuto come “Coristo” datato 1700-10 di proprietà privata e il “Cuttler-Challen” del 1680c. conservato al National Music Museum di Vermillion in Sud Dakota.

    Con ogni probabilità altri liutai cremonesi si dedicarono alla costruzione di strumenti a pizzico.

    Andrea Guarneri nel suo secondo testamento esprime la volontà di lasciare al figlio Giuseppe tutti gli attrezzi necessari all’attività di “liutario violinario e chitarraro”.

    Altra testimonianza interessante, oltre allo strumento di Zosimo Bergonzi, è fornita da un mandolino con etichetta Matteo Scolari / fece in Cremona / 1799.

    Liutaio cremonese, quest’ultimo, di cui non si conoscono notizie storiche.

     

    Modelli di Antonio Stradivari per la costruzione di mandole e mandolini:

    Modelli della tavola armonica: mandola (2) – mandolino (4)

    Modelli della tavola armonica con manico e cavigliere (paletta): mandolino (4)

    Modelli del manico con voluta a testa piatta: mandola (3) – mandolino (4)

    Modelli per lo sviluppo del dorso del cavigliere: mandola (5) – mandolino (1)

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    REPERTI CARTACEI
     
    INTERVENTI CONSERVATIVI

     

    Nel 2013 è stata eseguita la prima fase dell’intervento sull’intero fondo dei reperti cartacei.Varia era la natura dei danni riscontrati: meccanici, di natura chimica, danni dovuti alla presenza di insetti e microrganismi, di natura antropica.Non di minore importanza era la necessità di modificare il sistema di conservazione al fine di salvaguardare l’intero patrimonio. Nel 2014 i reperti esposti sono stati inseriti in passepartout realizzati con cartoni ideali per la conservazione e le opere non esposte e conservate all’interno di armadi, sono state collocate ciascuna in una camicia in carta conservativa e successivamente in scatole.Nel 2016 è iniziata la terza fase del progetto che ha visto il restauro conservativo di oltre 200 reperti cartacei.Gli interventi di restauro sono stati anticipati da vari test di fondamentale importanza.La prima operazione che ha interessato tutti i reperti è stata la pulitura a secco eseguita con vari materiali e tecniche diverse.Successivamente è stato effettuato il lavaggio di alcuni reperti e contemporaneamente sono stati eseguiti il trattamento di disinfezione e la deacidificazione del supporto cartaceo in caso di valore di pH inferiore ai parametri otti- mali.Gli strappi e le lacune sono stati integrati con veli e carte giapponesi; come adesivi sono stati utilizzati amido di grano e metilcellulosa che garantiscono durata di incollaggio, assenza di variazioni cromatiche e reversibilità.Le etichette che erano presenti sul recto dei reperti, sono state staccate e riposizionate sul verso tramite piccole strisce di carta giapponese: questa scelta è stata dettata dalla necessità di rendere migliore la leggibilità delle opere.La campagna di restauro è terminata nel 2021

     
     

     INTERVENTI

    Pulitura a secco: eseguita con microaspirazione sui reperti che presentavano attacchi microbici o con pennelli a setole morbide, spugne in lattice o polvere di gomma.Prove di solubilità del medium grafico: con l’impiego di acqua deionizzata ed alcool etilico. Nessun reperto ha dato risultati positivi al test.

    Test per valutare la presenza di ioni Fe2: con apposite cartine indicatrici, per neutralizzare l’eventuale corrosività dell’inchiostro. Presenza riscontrata su due soli reperti (MS 601 e MS 613).

    Test di valutazione del valore di pH: con cartine indicatrici. Tutte le carte, ad eccezione di due, hanno dato risultati di valori di pH idonei alla conservazione (tra 5.5 e 7).

    Rimozione di nastri adesivi e tracce di colla: eseguita a secco meccanicamente ove possibile e talvolta con etil acetato a tampone.

    Lavaggio: in acqua tiepida deionizzata con varie tecniche (immersione, a pelo d’acqua, a spruzzo, su tavolo aspirante).

    Trattamento di deacidificazione: con nanoparticelle di idrossido di calcio in alcool isopropilico a spruzzo, sui reperti MS 423 e MS 542.

    Trattamento di disinfezione: con alcool etilico eseguito a spruzzo o durante il lavaggio del reperto.

    Trattamento di inchiostri metallo-gallici: i reperti MS 601 e MS 613 sono stati trattati con fitati di calcio al fine di eliminare gli ioni Fe2 presenti negli inchiostri.

    Ricollatura e asciugatura: le opere sono state ricollate con metilcellulosa in soluzione acquosa all’1,5% per ridare consistenza alla carta lavata e renderla meno reattiva agli agenti inquinanti. Successivamente sono state lasciate asciugare lentamente sotto feltri.

    Consolidamento: con stesura di metilcellulosa in soluzione acquosa al 2,5%; in alcuni casi è stato posizionato del velo giapponese Kozo Natural 3 g/mq a fine di un rinforzo ulteriore.

    Restauro di strappi e lacune: si è utilizzato velo giappo- nese Kozo Natural 3 g/mq e colla a base di metilcellulosa in soluzione acquosa al 4%. Le lacune sono state colmate con carta giapponese Kami di idoneo spessore, usando come adesivo amido di grano giapponese Zin-Shofu.

    Velatura totale: con velo giapponese Kozo Natural 3g/mq e adesivo a base di amido di grano giapponese Zin-Shofu, eseguito su un solo reperto (MS 518).

    Spianamento: al fine di eliminare le deformazioni, alcuni reperti sono stati spianati leggermente sotto pesi controllati, con interfoliazione di carte assorbenti.

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    LA DISINFESTAZIONE ANOSSICA

    La disinfestazione anossica è l’unico metodo in grado di debellare qualsiasi infestazione di insetti. Tra i protagonisti dei più pericolosi attacchi biologici, si annoverano numerose specie dell’ordine dei coleotteri meglio conosciuti come tarli (Anobium punctatum, Nicobium castaenum, etc.), tra cui anche il cosiddetto “orologio della morte” (Xestobium rufovillosum), i quali si nutrono di legno (“xilofagi”), oppure altri insetti come il pesciolino d’argento (Lepisma saccharina) che al legno preferisce i carboidrati come zuccheri o amidi di cui sono ricchi i materiali cartacei e alcune colle naturali.
    Il trattamento di disinfestazione anossica prevede che il manufatto rimanga in atmosfera ricca di azoto (N2) per tre settimane, trascorse le quali è garantita la morte di tutti gli insetti presenti in qualunque stadio di vita: adulto, pupa, larva e perfino le uova.
    L’azoto è un gas inerte che non arreca alcun danno ai materiali costitutivi e il suo utilizzo costituisce una pratica e sicura alternativa all’impiego di sostanze chimiche particolarmente pericolose.

    IL PROCEDIMENTO E LA STRUMENTAZIONE

    Il manufatto viene posto all’interno di un contenitore (sacco) sigillato, realizzato con materiale termoplastico tagliato su misura e fissato alle estremità laterali con una pinza termosaldante. Sulla superficie vengono posizionate due valvole a rubinetto che serviranno per far fluire l’azoto e l’aria contenente ossigeno (O2), rispettivamente in entrata e in uscita.
    Una volta ultimato il sacco, il compressore preleva l’aria dall’ambiente e la invia al generatore di azoto che, mediante filtri a setacci molecolari, separa l’azoto dagli altri gas contenuti nell’aria.
    Durante il trattamento, viene posizionato un sensore wireless all’interno del sacco per eseguire il monitoraggio (frequenza delle misurazioni 10 minuti) dei seguenti para- metri: Temperatura (°C), Umidità Relativa (%), Temperatura di Rugiada (°C).
    È importante ricordare che il trattamento anossico ha scopo preventivo e/o manutentivo: non è possibile garantire la futura assenza assoluta di attacchi di insetti infestanti poiché l’innesco è strettamente legato all’ambiente conservativo dei manufatti.

     

  • SALA FIORINI – SABATO 28|10|2023

    ORE 10.00 – INAUGURAZIONE ESPOSIZIONE

    ORE 11.00 – 11.30 – AUDIZIONE
    UGO ORLANDI – SUONA MANDOLINO ZOSIMO BERGONZI DEL 1770
    RICOSTRUZIONE A OPERA DI TIZIANO RIZZI

    ORE 14.30 – 17.00 – GIORNATA DI STUDI
    FAUSTO CACCIATORI – CONSERVATORE MUSEO DEL VIOLINO
    MICHELA ALBANO – UNIVERSITÀ DI PAVIA
    CURZIO MERLO – LABORATORIO DI DIAGNOSTICA APPLICATA Cr. Forma, CISRiC UNIVERSITÀ DI PAVIA
    TIZIANO RIZZI – DOCENTE LABORATORIO DI RESTAURO STRUMENTI A PIZZICO, UNIVERSITÀ DI PAVIA
    RICCARDO ANGELONI – RESTAURATORE ABILITATO
    LUISA CAMPAGNOLO – STUDENTESSA DEL CORSO DI RESTAURO, UNIVERSITÀ DI PAVIA
    LUCA ROCCA – RESTAURATORE ABILITATO
    FRANCESCA TELLI – RESTAURO LIBRI, DOCUMENTI E OPERE SU CARTA E PERGAMENA

     

Dettagli

Inizio:
28 Ottobre 2023
Fine:
Marzo 3

Luogo

Museo del Violino
piazza Marconi 5
Cremona, Italia