Piazza Marconi è rinata. Dopo anni di attesa, il decisivo intervento della Fondazione Arvedi ha permesso di restituire alla fruizione dei cittadini questo splendido scorcio del centro storico. La Piazza si confronta col retaggio archeologico, ne costituisce un necessario rimando e un’anticipazione.
La configurazione della superficie, intesa per una fruizione pedonale, unisce i molti simboli, prefigura e conferma una direzione d’avvicinamento al palazzo dell’Arte, incorpora le servitù tecniche del parcheggio sottostante in una dimensione artistica che trasforma le griglie d’aerazione in crateri e convessità distinte da materiali diversi, e da cui si diffonde un anello di morbida luminosità notturna; un ampio percorso pavimentato in pietra dai toni chiari, accompagnato longitudinalmente da “fili” materici (acciaio ed altri metalli, che si trasformano anche in panchine lineari) ed intersecato da linee lastricate in pietra bianca, conduce per via obliqua all’ingresso del Palazzo, sottolineando la coerenza unitaria di Piazza Marconi e Palazzo dell’Arte.
Luogo delle trasformazioni urbane, la Piazza intende porsi come simbolo, anticipando in un percorso di collegamento l’identità della classicità romana che gli scavi archeologici hanno saputo render evidente, e nello stesso tempo anticipare l’identità liutaria e musicale disponibile a Palazzo dell’Arte: un nucleo d’aceri simboleggia il legno degli strumenti, i nomi dei grandi cremonesi della liuteria e della musica, che un tempo si sarebbero scolpiti sulle pareti degli edifici, ora potrebbero campeggiare – sculture alfabetiche – sulla superficie della piazza, oppure costituire il nucleo d’un intervento artistico sul limitare dell’itinerario prospettico in pietra. Trasformare ed accumulare: si aggiunge un significato urbano estetico agli oggetti tecnici, coprendo parzialmente e sfumando la rampa di accesso ed uscita al parcheggio, trasformando, come accennato, le grate d’aerazione in elementi architettonici, incrementando la molteplicità di senso che i percorsi possono manifestare, innervando quelle strette strisce materiche (metalli, pietra) verso la continuità urbana, verso le altre emergenze del centro storico, in un’osmosi continua.