note storiche

sgarabotto

Gaetano Sgarabotto

Gli anni della formazione a Vicenza e Milano

GS_ScuolaParma_SalaVernici_1928_ORGaetano Sgarabotto nasce a Vicenza il 20 settembre 1878; nonostante la famiglia d’origine appartenga al modesto ceto artigiano della città – il padre fa il calzolaio e la madre è guardarobiera – Gaetano riceve un’educazione superiore rispetto a molti altri ragazzi della sua classe sociale, e mostra subito una forte inclinazione verso le arti. A tredici anni il giovane viene iscritto alla Scuola di disegno e plastica dell’Accademia Olimpica della sua città, una prestigiosa istituzione educativa, e coltiva parallelamente la sua passione per la musica, studiando probabilmente il violoncello all’Istituto filarmonico F. Canneti. A partire dal 1895 Gaetano inizia, forse da autodidatta, la costruzione di un singolare quartetto composto da un’arpa, una chitarra-lira, un mandolino e un violino. Completato il tutto nel giro di circa due anni, il giovane è premiato durante un’esposizione alla Basilica Palladiana di Vicenza e nel 1898 a Venezia.
Già dal 1897 invece, Gaetano si porta frequentemente a Milano, innanzitutto per continuare i suoi studi con il rinomato professore di violoncello Giuseppe Magrini. Inizia anche ad avere un’intensa attività di studio e riparazione di antichi strumenti ad arco, coltivando rapporti con noti musicisti del capoluogo lombardo e i commercianti dell’epoca, fra cui Giuseppe Tarasconi e Carlo Andreoli. Risale probabilmente a questi anni anche l’inizio della collaborazione con Leandro Bisiach. In tarda età Gaetano rivendicherà il fatto che i premi ricevuti dal milanese alle Esposizioni di Torino e Parigi, rispettivamente nel 1898 e 1900, siano in realtà riferiti a lavori da lui realizzati. In ogni caso, all’inizio del secolo si prospetta una collaborazione continuativa con l’importante atelier di Bisiach, e Gaetano, dopo essersi sposato nell’estate del 1901 con Ines Larghini, si trasferisce insieme a lei a Milano.
Gli anni successivi sono contrassegnati da un’attività molto intensa sia nel restauro che nella costruzione; Gaetano ha la possibilità di studiare numerosi esemplari di strumenti classici e rapidamente affina il suo gusto di conoscitore, sempre sotto la guida di Bisiach. Tuttavia il suo senso di indipendenza si manifesta piuttosto rapidamente: già nel 1904 inizia a pubblicizzare la sua attività in maniera autonoma, e nel 1906 si presenta all’Esposizione di Milano, stavolta in proprio, e riceve il Gran premio e medaglia d’oro. Nel frattempo la famiglia si è andata allargando con l’arrivo del primogenito Pietro (il futuro liutaio, nato il 10 aprile 1903) e della figlia Noemi, nata nel 1905. La seconda parte del decennio porta nuovi riconoscimenti (nel 1910 a Brussels, nel 1911 a Torino e Londra) e malgrado la collaborazione con Bisiach sia destinata a durare anche in seguito, Gaetano si sente abbastanza sicuro di sé da tentare di cogliere i frutti dell’ingente esperienza accumulata facendo ritorno nella sua città natale.

————————

Gli anni della definitiva affermazione: 1911-1936

          La famiglia di Sgarabotto si è ulteriormente allargata dopo la nascita di Claudia, la terza figlia; lo spostamento da Milano non sembra tuttavia aver messo Gaetano di fronte a ristrettezze economiche; egli è anzi in grado di acquistare un suo immobile a Vicenza già dal 1914. Ugualmente, lo scoppio della Grande guerra non causa sconvolgimenti; Gaetano passa due anni sotto le armi, nel battaglione radio-telegrafisti, e la sua educazione musicale gli permettere di essere impiegato come direttore della banda militare di Mirafiori.
Nel frattempo Pietro ha iniziato lo studio della viola all’Istituto Venturi di Brescia, e al congedo Gaetano lo raggiunge passando lunghi periodi nella città lombarda; qui stringe un duraturo rapporto con il violoncellista Gino Francesconi e riprende prontamente un’intensa attività di costruzione e restauro di strumenti classici per una committenza spesso di alto lignaggio. I riconoscimenti non tardano ad arrivare, e Gaetano si aggiudica una lunga lista di premi ai concorsi dell’Accademia filarmonica romana in tutte le sue edizioni fino al 1920; nel 1921, infine, il ministro della cultura Benedetto Croce lo nomina Cavaliere Ufficiale. A partire dal 1922, ritroviamo la famiglia a Vicenza, in un’atmosfera di fermento culturale di pieno segno dannunziano: i concerti e ricevimenti per i notabili della città organizzati da Sgarabotto servono a promuovere la sua figura di “liutista” e la carriera musicale di Pietro.
Nel 1925 Francesconi viene chiamato a insegnare violoncello al Regio Conservatorio Arrigo Boito di Parma, e Gaetano, inseparabile amico, lo segue a breve. Egli ha probabilmente intuito le possibilità che gli si aprono tramite questo nuovo trasferimento; infatti, allacciate le giuste relazioni, viene chiamato a dirigere la nuova Scuola Comunale di liuteria, voluta dal Podestà Mario Mantovani, grande appassionato di musica, e ospitata nei locali del Conservatorio. La Scuola, la prima istituzione di questo tipo fondata in Italia, apre nel maggio 1929, suscitando una forte eco sia a livello locale che nazionale per la fama raggiunta dall’ormai affermato maestro. I corsi arrivano ad accogliere fino a quindici allievi circa, per lo più giovanissimi orfani della Grande guerra, ma anche ragazzi più maturi come Raffaele Vaccari (Lentigione, 1908-1994) e Sesto Rocchi (San Polo d’Enza, 1909-1991). Fra i diplomati, solo questi ultimi saranno successivamente in grado di continuare la professione, seppur tra molte traversie.
Nella seconda metà degli anni ’30 la Scuola, nel frattempo premiata in molte esposizioni e magnificata sulla stampa locale, sembra incontrare le prime difficoltà. Incombono nuovi venti di guerra e si ha un forte calo nelle iscrizioni; la crisi che si addensa all’orizzonte sembra mettere la liuteria in secondo piano, in un destino che allungherà la sua ombra fino agli anni del dopoguerra. Nel dicembre 1936 la Scuola viene chiusa ma Gaetano, intuita la situazione, ha già lasciato Parma da qualche mese.

———————————-

Gli anni della crisi e l’eredità di Pietro

          GS_1_Anziano_ORGaetano partecipa e viene premiato all’Esposizione di Cremona che celebra il bicentenario della nascita di Antonio Stradivari, ma mantiene una posizione distante e polemica, e sembra quasi voler ritirarsi in un esilio forzato. Acquista una proprietà in un piccolo centro sulle colline di Vicenza, e vi si stabilisce con la moglie. Pietro rimane a Parma elaborando in maniera sistematica gli insegnamenti ricevuti dal padre; le difficoltà economiche lo costringono, a partire dal 1940, ad abbandonare la liuteria per sette lunghi anni, e le conseguenze della Seconda Guerra mondiale separano ulteriormente i destini della famiglia (Pietro è impiegato in polizia nella provincia mantovana). La difficile situazione si riflette anche sulla produzione di Gaetano, che è qualitativamente inferiore rispetto all’altissimo livello raggiunto nei decenni precedenti.
Nell’immediato dopoguerra tutta la famiglia si ritrova unita a Parma, e Pietro è in grado di dedicarsi nuovamente alla costruzione di strumenti e alla sua attività musicale. Nel 1948 suo padre si trasferisce ancora, facendo ritorno a Brescia; egli rimane però in stretto contatto col figlio, a cui scrive frequentemente, elogiando i progressi da lui compiuti e fidando che sarà un degno continuatore nella sua opera di studio e di riscoperta della liuteria classica. Economicamente la situazione è sempre difficile (Pietro dice in un’intervista che i proventi del mestiere di liutaio sono “insufficienti al mantenimento di una famiglia”), ma la volontà di trasmettere la conoscenza e di fondare per così dire “un’accademia” rimane costante; Gaetano, ancora nel 1954, si dice persino disponibile ad aprire una scuola di liuteria a Brescia.
L’anziano capofamiglia torna a Parma e trascorre gli ultimi anni della vita coi figli; probabilmente il suo stato d’animo è alleviato dai riconoscimenti crescenti che Pietro va ricevendo, e anche dal vedere Sesto Rocchi e Raffaele Vaccari proseguire nella loro attività; entra inoltre in un rapporto di paterna amicizia con il giovane Renato Scrollavezza, che considera un ulteriore e degno erede in grado di proseguire la tradizione parmense. La soddisfazione più grande arriva però nel 1958, quando Pietro si aggiudica la cattedra di liuteria alla Scuola Internazionale di Cremona. Si tratta di un momento fondamentale, in cui il patrimonio di conoscenze di cui la famiglia si considera a ragione depositaria viene finalmente riconosciuto; Pietro reintroduce l’uso della forma classica cremonese ed è in grado di trasmettere ai suoi numerosi allievi tutti gli insegnamenti ricevuti dal padre.
Gaetano si spegne a Parma nel dicembre del 1959, e Pietro si trova a dover gestire la sua complessa eredità spirituale, prodigando tutte le sue energie nell’insegnamento; nel 1961 decide di donare gran parte della documentazione riguardante gli strumenti antichi studiati dal padre (oltre duecento calchi) alla Scuola. L’importanza del suo ruolo, talvolta sottovalutata anche nel confronto con la figura paterna, è invece fondamentale per il contributo dato alla rinascita della liuteria nel secondo Novecento.

testo di Elisa Scrollavezza ed Andrea Zanrè