la cura del Patrimonio – mandolini e carte stradivariane
Museo del Violino piazza Marconi 5, CremonaMANDOLINO ZOSIMO BERGONZI 1770, INV. N. 49 Il mandolino Zosimo Bergonzi datato 1770 è lo strumento più importante ma purtroppo risulta essere anche quello più compromesso. Più della metà della tavola armonica è andata perduta e con essa parte dell’incatenatura e della decorazione attorno al foro armonico e il ponticello.Il guscio, in ebano, è stato arricchito con una filettatura metallica sovrastante e inconsueta (generalmente la filettatura è inserita tra doga e doga). La tastiera anch’essa è stata arricchita con un intarsio metallico simile al metallo della filettatura del guscio mentre sul retro del manico sono visibili gli aloni lasciati dai legacci in budello.Il cavigliere è mancante della parte apicale. La ricostruzione grafica fa presumere, con relativa certezza, che in origine lo strumento montasse 8 corde raggruppate in 4 ordini doppi. LE INDAGINI DIAGNOSTICHE La campagna diagnostica non invasiva ha permesso di documentare lo stato di conservazione, caratterizzare i materiali costituivi, studiare la tecnica costruttiva del mandolino e individuare precedenti interventi di restauro. Fotografia e microscopia in luce visibile e ultravioletta sono state impiegate per studiare la morfologia delle superfici, la distribuzione dei materiali e gli inchiostri delle due etichette. Altre indagini sono state condotte utilizzando i raggi-X: attraverso la radiografia sono state messe in evidenza le parti metalliche, mentre la fluorescenza a raggi-X (XRF) ha consentito di caratterizzare la composizione delle leghe e degli inchiostri. Leghe metalliche Dalle radiografie sono ben evidenti le decorazioni su tastiera e manico, i filetti nel guscio e il chiodo di fissaggio del manico. Si nota inoltre l’assenza di uno dei filetti metallici del guscio. Per quanto riguarda la composizione delle leghe, sono state riconosciute due distinte leghe di argento, differenziate per il diverso contenuto di rame. Legacci in budello L’argento è stato rilevato anche nei legacci in budello. Il riuso di corde armoniche in budello per ottenere i legacci è una pratica nota e la presenza di argento potrebbe essere conseguente all’immersione delle corde armoniche in un bagno di sali di argento, al fine di appesantirle. Doga del guscio Le indagini in fluorescenza a raggi-X suggeriscono il probabile utilizzo di ebano e non di legno tinto, escluso per la presenza di calcio e stronzio e le ridotte quantità di potassio e ferro che caratterizzano i legni tinti con inchiostri ferro-gallici. Corona foro armonico Diversamente dalle doghe del guscio, la corona del foro armonico è stata realizzata con legno tinto con inchiostro ferro-gallico. Questo risultato è confermato dalla elevata presenza di ferro e dall’assenza dello stronzio. Le analisi in fluorescenza a raggi-X hanno anche permesso di confermare l’utilizzo di madreperla nelle decorazioni chiare. Etichetta Sono stati identificate due diverse tipologie di inchiostri nell’etichetta posizionata all’interno della cassa armonica: sulla cornice floreale nera le analisi confermano la presenza di un inchiostro di natura carboniosa, mentre per gli ultimi caratteri della data “7” e “0”, manoscritti in entrambe le etichette, è stato utilizzato un inchiostro ferro-gallico. La presenza del ferro, la fluorescenza scura all’osservazione in UV e la trasparenza dei caratteri all’infrarosso, lo confermano. LA RICOSTRUZIONE Nei casi in cui gli strumenti musicali hanno subito danni molto rilevanti, come nel Bergonzi 1770, può essere opportuna una ricostruzione che tenga conto di come lo strumento fosse in origine. Le ipotesi di ricostruzioni possono essere molteplici ma una attenta analisi dei reperti aiuta ad avvicinarsi alla realtà storica.Nel caso specifico molti sono stati i dubbi ma altrettante sono state le certezze che i resti dello strumento portano con sé. Non tutte le catene originali sono presenti ma le due superstiti ci hanno permesso di individuare la posizione del ponticello. La decorazione metallica posta sulla tastiera può essere di dubbia originalità ma le dimensioni della stessa suggeriscono il numero dei legacci e la conseguente accordatura. Il cavigliere è parzialmente mancante ma la sua curva fa intuire il numero dei piroli inseriti e di conseguenza il numero degli ordini. I MANDOLINI DELLE COLLEZIONI CIVICHE LIUTARIE Nel “Verbale di consegna al Comune di Cremona, da parte degli eredi Cavalli di strumenti musicali ad arco da esporre nelle sale dell’istituendo museo organologico al palazzo dell’arte” datato 21 settembre 1958 vengono affidati, fra gli altri anche tre strumenti a pizzico nello specifico: - una mandola antica di formato piccolo – mancante di accordatura – in cattivo stato generale; - mandola (lombarda) forma leggermente piatta – color chiaro a striature alterne marrone e color legno naturale – mancante di accordatura – stato di conservazione discreto; - mandola (lombarda) forma leggermente piatta – color chiaro con rigatura longitudinale – mancante di accordatura – stato di conservazione Lateralmente alla descrizione di ciascun strumento è leggibile un numero, aggiunto a matita successivamente, corrispondente all’attuale catalogazione.Nell’ordine i numeri indicati sono 71, 51, 52.Nell’inventario redatto anni fa dall’allora conservatore Andrea Mosconi compaiono altri due strumenti indicati come mandolino lombardo n° inv. 49 – Zosimo Bergonzi – e mandolino lombardo n° inv. 50 – anonimo.Non risulta agli atti alcun documento relativo alla donazione degli strumenti inventariati con i nn. 49 e 50. LINEE GUIDA DEL RESTAURO Prima di procede alla stesura di un “progetto di restauro” gli strumenti avevano già subito un processo anossico per debellare un eventuale attacco da insetti xilofagi. Successivamente è stata effettuata la pulitura di tutti i mandolini, utilizzando agenti chimici e strumenti meccanici. Sono stato usati prodotti lungamente testati quali: Agarosio, Glucel, piccoli tamponi inumiditi e smokesponge. Successivamente ogni strumento ha subito opere di consolidamento che mettessero in sicurezza tutte le parti scollate oppure in precario stato di solidità utilizzando “colla a caldo” reversibile. Le parti mancanti sono state integrate con l’impiego di “filzette” (schegge lunghe e sottili di legno tagliate nel senso della venatura) oppure consolidando, con ponti in legno, le parti scollate non più in grado di avvicinarsi a causa del naturale restringimento dei legni. Al fine di permettere una fruizione estetica degli strumenti si è deciso di riposizionare le parti utili alla montatura delle corde quali piroli e capotasti. Infine sono state montate corde in budello nudo o fasciato. I MANDOLINI DI ANTONIO STRADIVARI Numerosi […]