gli allievi di Fiorini

 

Liutai Italiani del Novecento nelle collezioni del Museo del Violino

 

Mentre Giuseppe Fiorini arrivava oltralpe all’apice del suo percorso di ricerca che lo portò a Stradivari, a Bologna e dintorni un percorso simile veniva esplorato dagli altri allievi del padre Raffaele: i fratelli Candi, che fin da subito trasferirono la loro attività a Genova, Augusto Pollastri ed Armando Monterumici, e da quanti ruotavano intorno alla sua forte influenza, ad iniziare da Carlo Carletti, capostipite della Scuola Centopievese.
Tutti questi continuarono a usare la forma esterna per la costruzione dei loro strumenti e, ripensando i classici, svilupparono ognuno una fortissima connotazione personale con conclusioni assai diverse da quelle raggiunte a Roma dal maestro di Ansaldo Poggi. E’ un peccato che a lungo, durante il secolo scorso, queste diverse metodologie siano state considerate “liuterie separate” – e l’eco di ciò si traspose perfino a Cremona negli anni ’80 -, perché oggi è più facile notare come entrambe fossero figlie della medesima originaria scintilla: la passione per il recupero di una individualità in liuteria senza la quale l’Arte non avrebbe potuto avere continuità in quanto tale.
Forte di quest’unica lezione in chiave Liberty, Augusto Pollastri sviluppò un modello proprio diventato celebre in tutto il mondo, continuato poi dal fratello Gaetano, mentre Ansaldo Poggi, proseguendo a Bologna la “lezione stradivariana” di quel Giuseppe Fiorini anch’egli così legato al Liberty, già verso la fine degli anni ’20 cominciò a raccogliere i buoni frutti della valorosa esperienza acquisita e dopo la seconda guerra mondiale modificò in parte il metodo appreso dal suo maestro, per costruire con grande efficienza strumenti sempre migliori e riconoscibili ai quali pure il tempo sta dando ragione.

(testo di Roberto Regazzi)